I cambiamenti mi mandano nelle chiavette

Non so bene come cominciare questo post, già sono nelle chiavette, a dirla tutta. Da un po'. Ma ormai è giunto il momento di ratificare questa curva a gomito verso l'inevitabile nuovo, il futuro che diventa presente, perfettamente rappresentato dal passaggio alla nuova loop station.

L'ho chiesta nella mia lettera a Babbo Natale, sì, ci ha messo un po' ma è arrivata, la Boss RC-600, rossa come, appunto, Babbo Natale.

Capisci che stai crescendo quando scartare un pacco non ti emoziona più come prima. Non fraintendetemi, sono felicissima della nuova loop station (vi risparmio il pippone tecnico): è piccolissima, ha delle funzioni che desideravo da tempo e mi dà la possibilità di andare avanti, finalmente!

Ma avanti in che senso?

Facciamo un piccolo passo indietro e dedichiamo un pensiero d'amore a lei, la Boss RC-300. Acquistata usata da un amico che la teneva imballata, nel lontano boh, credo fosse il 2016 o 2017.

Dentro di me ho sempre pensato che sarei diventata una looper, quei fatti che tu ti svegli la mattina e lo sai, perché è così e basta, ci pensi tutti i giorni, una delle tante vocine dentro di te lo ripete a vanvera e poi ti dirà a oltranza che aveva ragione, quando i tuoi progetti prendono forma. E va bene così.

Comprai la RC-300 in un momento abbastanza nero, anche se all'epoca non lo vedevo così, ma solo perché non volevo. Avevo cambiato casa, costruito il mio booth ed ero senza lavoro, pochi soldi in tasca, insomma, non sembrava proprio il momento di acquistare la loop station, avevo ben altri problemi da risolvere. Ma era un'occasione.

Quindi la mia nuova amica è rimasta chiusa nell'armadio per un po', ma quando iniziai a fare la sua conoscenza non ci volle molto: me ne innamorai. Mi sentii finalmente io. La mia sete di iperattività e stanchezza erano soddisfatte dall'uso sfrenato dei pedalini, la mia mania per l'andare a tempo, perfettamente accompagnata dalla quantizzazione automatica di questa macchina che resta, sempre e comunque, una roccia. Per non parlare dell'aspetto umano: l'impallamento, il momento topico in cui usciva la scritta:"Too Busy!" con tanto di punto esclamativo, quando effettivamente stavi cominciando a smanettare troppo, e ti dovevi dare una calmata.

A te, mia cara RC-300, devo tutto quello che sono come artista indipendente.

Ti devo i 2 Minutes Loops, e quindi la sua apoteosi nel mio primo disco, The Sax Machine, i concerti al MUN sul golfo di Policastro, ti devo in2Project, anche se non esiste più, ti devo The SAX Side of the Moon e la follia d'amore per Marc Rebillet, lo stalking spietato che gli ho fatto fino ad arrivare a suonare a Roma con lui. Ti devo il coraggio che ho trovato di fare musica. La mania per il fucsia. Tutto quello che so sul Midi. Ti devo anche Ableton Live, l'Ewi, le mie skills sugli effetti, la voglia di cantare, le prime collaborazioni con gli artisti visuali, gli amici negli States e la possibilità di andare a suonare in California! Ti devo tutto. Ma devo lasciarti andare.

Perché ogni atto di coraggio in realtà contiene una paura enorme. Perché mi ricordi ancora la polvere di stucco nei capelli e le dormite a terra sulle macchie di pittura e acqua ragia, le urla, gli insulti e i pianti disperati. La voglia di scappare lontano e lo scoraggiamento di non avere nessun altro posto in cui andare. La convinzione di essere sola. Mi ricordi le ore seduta nell'angolo del mio booth a guardarti, a pensare che tanto era tutto inutile, non sarei mai stata brava come i mostri sacri che hanno vinto la Roland World Championship, mi ricordi i mal di schiena invalidanti. Le ore nelle metropolitane con le buste Ikea, quando non avevo i soldi neanche per comprarti la custodia. Mi ricordi le domande fuori luogo della gente nei locali, i commenti meschini dei boomer, mi ricordi una sera sul divano in cui mi chiesi:"chissà perché ci sono tante donne che fanno live looping!" E la risposta che ho ricevuto fu:"perché voi donne non sapete stare con la gente, quindi suonate da sole". Mi ricordi il lockdown. Mi ricordi quel viaggio estenuante in bicicletta per portarti via, lontana da quel posto che abbiamo tanto amato, ma non ci ricambiava. Mi ricordi che, l'ultima volta che ho provato a fare un loop, finalmente con la kalimba, sono scoppiata a piangere in un angolo un'altra volta, per motivi ben diversi, ma non ero più nel mio booth e avevo vergogna di farmi sentire dai coinquilini. E non ti ho suonata più.

Quindi con tanta malinconia e gratitudine, è chiaro ai miei occhi che è giunto, con naturalezza, il momento di lasciarti andare, e con te anche il passato. Conserverò i ricordi che mi hanno resa la persona che sono ora, che mi piace moltissimo!

Forse non è un caso che, all'uscita del mio disco, sia uscita anche la loop station nuova. L'ho preso come un incoraggiamento a continuare questa strada, piena di stimoli e di sfide. Quindi viva il nuovo!

Le cose vecchie, d'altro canto, ci ricordano che non tutto è come sembra, che c'è sofferenza anche nella gioia: ecco perché non è stata una festa aprire questo pacco, quando è arrivato. Io e la RC-600 dovremo fare amicizia, conoscerci, entrare in sintonia, magari sarà facile come è stato con la sua predecessora, o magari sarà meglio! Nel frattempo sono ancora nel limbo, vivo questa transizione a rallentatore e mi faccio un sacco di domande (mentre leggo il manuale di istruzioni).

Vorrei non aver sofferto tanto per abbracciare senza riserve questo momento di cambiamento, invece mi trovo le braccia indolenzite, non si aprono, tipo come quando hai un accumulo di acido lattico e non riesci a muoverti. Ce la farò, lo posso fare, mi serve solo un po' di tempo, poi la gioia arriverà. Prenderò questo dolore e lo trasformerò in qualcosa di bellissimo. E tutto avrà finalmente un senso. Promesso.

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