Una lettera d'odio

Torno adolescente per un secondo, in quello stato in cui inizi a togliere il Velo di Maya e scopri che il mondo non è così bello come ti sembrava. Che non tutte le persone sono così belle come ti sembravano. Aspè, no. Non ne sono mai uscita!!! Cazzo.

Nella vita ho commesso tanti errori in buona fede, dopo un'attenta analisi ho scoperto che derivano tutti dalla stessa matrice: mi sono fidata tanto, taaaanto delle persone senza conoscerle. Sulla parola, insomma. Siccome alla gente però piace parlare, mi sono fatta molto male. Don't get me wrong: anche a me piace parlare. Delle cose che mi piacciono, di quant'è bella la luna, di quelle sensazioni dentro di me che non so descrivere ma che mi fanno da benzina per la mia macchina creativa. Ci ho messo tre decadi a capire che questo tipo di discorsi è completamente diverso da quelli di chi invece ama parlare di sé stesso e molto spesso dice cose di cui cerca di convincere l'audience e, soprattutto, appunto, sé stesso. Ho fatto una battaglia tutta la vita: ho lottato contro i luoghi comuni, i cliché, i pregiudizi, ed è stato come combattere contro i mulini al vento. Quindi alla veneranda età di 32 anni (perché alcuni cliché sono comunque da abbattere, tipo che le donne non possono dire quanti anni hanno), ritorno al luogo comune, alla sintesi, alle 12(mila) categorie, con la differenza che queste non le ho prese dalla critica della ragion pura, ma dalla mia esperienza.
Insomma gli schemi sociali che hanno ammazzato la mia salute mentale sono sempre gli stessi, tanto che questa lettera d'odio, in realtà dedicata a tante persone, può essere scritta come se fosse destinata a una persona sola, perché in fondo è come l'amico immaginario, che purtroppo resta immaginario nella misura in cui ho deciso che dovrà far parte solo delle mie memorie. Dopo questa prefazione da fare invidia ai migliori best seller della Mondadori, comincio.

"Caro" tu,
Che nella vita hai provato a smontare il mio potentissimo pensiero-azione nei seguenti modi:
Hai parlato male della mia famiglia quando stavo male per le vicissitudini della vita a cui sono profondamente connessa, perché la amo immensamente.
Hai criticato pesantemente la mia migliore amica, la mia anima gemella, quella che senza di lei muoio, perché la amo immensamente.
Hai cercato di convincermi che avessi bisogno di te e di nient'altro, non dei miei affetti stabili di cui sopra. Ne sto pagando ancora le conseguenze.
Ti sei arrabbiato senza motivo e poi hai dato la colpa a me.
Hai indetto sessioni di litigio di giornate intere, spostando persino gli appuntamenti di lavoro perché "questo è più importante", ma le liti in realtà finivano solo quando riuscivi a ottenere da me il tanto agognato:"hai ragione, facciamo a modo tuo".
Hai cercato di convincermi che non sono abbastanza brava, di calmarmi, di non perseguire i miei obiettivi perché tanto è impossibile, cioè vivi il momento cazzo sei una persona ordinaria, prima o poi dovrai avere dei figli e un uomo a fianco.
Hai cercato di convincermi che c'è qualcosa di più importante della musica.
Hai cercato di convincermi che in realtà voglio essere madre, e che come tutte le donne prima o poi scoprirò di amare di più gli altri che me stessa.
Io che soffro perché troppo razionale
Hai cercato di convincermi che non so quanto sono bella, cazzo, che il mio corpo è perfetto, che sono meravigliosa, Gesù che capelli, uanema che occhi meravigliosi, ma tu non ti rendi conto che con un paio di tacchi e un po' di trucco, mamma mia.. però poi mi metto il vestitino (con le Vans, ovvio, e senza trucco) e ti incazzi a bestia perché so' provocant'.
Mi hai detto:"se ti rendessi conto di quanto sei bella ti mangeresti il mondo", scusa ma in che senso? A botta di p0mp1ny?
Prima o poi mi farò vecchia, la coscia tosta si ammoscerà, i capelli diventeranno bianchi, ma io sarò ancora bella come lo era mia nonna, che se n'è andata a 91 anni, con lo sguardo profondo e un cuore grande quanto il sistema solare.
Mi hai detto che devo vedermene bene del mio corpo perché sono già nei 30, non durerà molto perché dopo i 25 le donne sono carne frollata. Suono due strumenti a fiato, canto e giro in bicicletta per il mondo e ho intenzione di farlo finché campo. Meglio di così?
Mi hai detto "copriti che c'hai il braccione". Lo stesso che mi fa portare gli speaker di 20 chili in giro tutta l'estate. "Ha dda piglià aria".
Mi hai detto che le donne non dicono parolacce. Ah davvero? Ma che cazzo dici, nessuno mi aveva informato di sta strunzat!
Mi passi le tazzine sporche. Mi umili perché non so fare "i servizi" bene come te, però poi li devo fare io.
Ti ho detto di no e ti sei arrabbiato come se ti avessi incendiato casa. Solo che poi la casa l'hai distrutta tu. Ma non è bastato a trasformare il mio no in un sì. E quindi ti sei dovuto calmare per forza, perché me ne sono andata.
Mi hai detto:"lasciati andare e vivi il momento, non aspettare per essere felice".
Sai cosa mi rende felice? Il contrappunto, fare le 4 del mattino per finire una produzione, organizzare concerti, viaggiare, scrivere, fare fotografie, girare video, parlare con gli amici, aiutare chi è in difficoltà. Dare esami, lavorare, occuparmi dei cani, dar da mangiare ai gatti, guardare un film... tutte cose che già faccio e, ti assicuro, sono molto sciolta e spontanea. Ah, aspetta! Ma forse intendi un'altra cosa? Forse intendi che dovrei fare quello che dici tu? Fidarmi di te e magari boh, lasciare che tu faccia quello che vuoi?
Allora guarda.
Mettiamola così: una scopata dura circa 11 minuti, Coelho ci ha scritto un libro. La saga di Star Wars dura molto di più. Per non parlare del contrappunto, o di quante ore bisogna investire per produrre un brano. Quindi in termini di tempo, POSTO CHE IO VOGLIA, come dire, non mi alletta l'idea. Me ne privo. Preferisco fare altro! E poi, onesto? Se già stai cercando di convincermi, facilmente non mi piaci. Vuoi stare con una a cui non piaci? Boh, non so davvero che priorità hai in testa ma sono cazzi tuoi e a me non interessa.

In fondo tutte queste cose, tu le sai, se no non mi ricontatteresti dopo la mia sparizione improvvisa e il vuoto cosmico che ho lasciato nella tua misera e superficiale vita.
Eh sì perché Donata ascolta e chi ama parlare necessita un ascoltatore.
Sei anche un tipo molto intelligente, un maestro della logica, se no non mi avresti fatta vacillare. Non avresti fatto leva sulle mie insicurezze per convincermi che sono "troppo razionale" e che pensare troppo mi sta privando della felicità. Non avresti cercato di convincermi che le mie preoccupazioni, i miei traumi, le mie sofferenze in realtà sono insignificanti. E no, perché non si può giocare con una persona che soffre, sarebbe meschino, irrispettoso.
Invece mi ricontatti, fingendo un pentimento, però non sai neanche tu dove hai sbagliato. Sai che mi sono raffreddata per qualcosa che hai fatto tu, ma sei anche certo che il problema sia mio, non tuo. A me non interessa farti cambiare idea perché so che non ci riuscirò. Però devi lasciarmi in pace.
Non voglio ascoltarti più. Non voglio più fare da tramite fra te e il mondo perché non sai empatizzare e vedi solo te stesso. Non voglio mettere tutto ciò che amo in secondo piano senza motivo.
Lasciami in pace. Quella pace per cui lotto ogni fottuto giorno cadendo, rialzandomi e provando ad avere di nuovo fiducia nelle bellissime persone che esistono al mondo. Perché la fiducia è una cosa meravigliosa. Tu non me la puoi sciupare così.

Nella speranza che questa lettera aperta aiuti altre persone che stanno passando quello che ho passato io e trovino la loro voce, la forza di fanculizzare questi parassiti della società, senza distinzione di genere e classe sociale, ti saluto.

Non attendo risposta.

Addio per sempre e vai un po' a fare in culo.

Non tua

Donata

Commenti